La manifestazione si intensifica: la polizia interviene nella protesta anti-OPEC!
Il 9 luglio 2025, una manifestazione anti-OPEC a Vienna si è intensificata, con scontri tra partecipanti e polizia.

La manifestazione si intensifica: la polizia interviene nella protesta anti-OPEC!
Mercoledì pomeriggio a Vienna si è svolta una vivace manifestazione, promossa da un gruppo anti-OPEC tramite Instagram. A partire dalle 16.30 diverse decine di partecipanti si sono riuniti nella Heldenplatz per protestare contro l'OPEC. Non c'è voluto molto prima che la facciata del palazzo dell'OPEC sulla Helferstorferstrasse venisse imbrattata di slogan come “Palestina libera”. I manifestanti ritengono che l'OPEC abbia la responsabilità di sostenere Israele nel conflitto con la Palestina e Hamas.
Inizialmente il corteo si è svolto in modo pacifico, ma presto sono scoppiate tensioni tra gli organizzatori e la polizia di Vienna, che si sono manifestate chiaramente sulla Ringstrasse e davanti al municipio. I video dei giornalisti mostrano scontri tra i manifestanti e gli agenti. Sono seguiti arresti a breve termine, con alcuni partecipanti immobilizzati a terra. Le ragioni esatte dell’escalation non sono ancora chiare, ma quanto accaduto mostra chiaramente quanto sia esplosiva la questione. Inoltre, le manifestazioni attuali hanno un’ampia risonanza poiché esprimono solidarietà alla Striscia di Gaza e critica all’occupazione israeliana.
Critica e rispetto della libertà di espressione
La libertà di espressione in Europa è entrata in un territorio sensibile. Le autorità tedesche sono sotto pressione affinché perseguano presunte dichiarazioni antisemite tutelando al tempo stesso i diritti dei manifestanti. I critici delle recenti proteste accusano alcuni di antisemitismo quando vengono scanditi slogan come “Dal fiume al mare, la Palestina sarà libera”. Tuttavia, questa frase, che dice che la Palestina dovrebbe essere libera dal fiume Giordano al Mediterraneo, viene interpretata diversamente. Mentre alcuni lo vedono come un’esaltazione della violenza, altri sottolineano che è ora di porre fine all’occupazione.
Secondo la Süddeutsche Zeitung, il ministro della Giustizia dell'Assia Roman Poseck (CDU) propone di criminalizzare la "negazione del diritto di esistere di Israele". Questa idea ha avuto una bella risposta nella politica federale. L’accusa di “apartheid” contro Israele non è giudicabile, il che per molti rappresenta una zona grigia nella comprensione giuridica. Amnesty International sottolinea inoltre che le restrizioni alla libertà di espressione e di riunione per le voci solidali con la Palestina sono gravi e che è importante mantenere aperti gli spazi di dialogo.
Un dialogo complesso
Nella situazione attuale, sia le comunità ebraiche che i credenti musulmani devono essere protetti dall’odio e dalla discriminazione. È fondamentale che la responsabilità degli episodi di antisemitismo non sia attribuita in modo assoluto a individui musulmani, come sottolinea Amnesty International. Tali generalizzazioni restringono la portata della discussione e portano a divisioni all’interno della società. Protestare è un diritto fondamentale ed è dovere delle autorità statali tutelarlo.
Il discorso sulla pace e sugli operatori di pace è diventato più necessario che mai. Un dibattito equilibrato è importante affinché il dolore, la frustrazione e la necessità di un cambiamento nello spirito dei diritti umani non vengano soppressi. Le sfide che circondano il dibattito sulla Palestina sono complesse e richiedono un approccio sensibile e rispettoso delle opinioni di tutte le parti.
La situazione continua ad essere monitorata e il dialogo resta fondamentale per affrontare le sfide del momento. Resta da vedere in che misura le proteste e il quadro giuridico avranno un impatto su tutto ciò.